Valgeir Sigursson – Draumalandið (Bedroom Community)

Documentario ambientalista musicato come se Dio fosse islandese.


Glass Ghost-Idol Omen (Western Vinyl)

Avant dream pop ambientale ancora un pò titubante.


JouJoux d’Antan – MiVoglioBeneComeUnFiglio (Kandinsky Records)

Mettetevi col microscopio a fotografare la genesi italiana di un nuovo phylum, forse limitato al primo esemplare. Barocco e serissimo, accecante e imbambolato.


Elfin Saddle – Ringing For The Begin Again (Constellation)

Sembrano un romanzo vecchio di Murakami Haruki. Girano un pò tutte le viti del mondo


ATP’09 – Curated by The Breeders (Atp-Butlins Holiday Centre, Minehead)

Shellac davanti e dietro tutti quanti (Yann Tiersen, Dianogah, Deerhunter,Th’Faith Healers, Giant Sand, Melt Banana, Wire, Bon Iver e Bronx senza mariachi).


Armstrong? – Collateral (autoproduzione)

Dream vaporoso, pop da fuga, Jeniferever ed emo-JJ72 ai poli: talmente shoegaze da guardarsi sotto le scarpe. Nessun punto di domanda, magari la voce più alta.


Sara Lov-Seasoned Eyes Were Beaming (Nettwerk)

Tipo Beatrice per Dante o Chloë Sevigny per Larry Clark. Simple and sad with a shot of scotch (cit.)


Brightblack Morning Light – Motion To Rejoin (Matador)

Fricchettoni de merda, incisivi meno (tanto quanto) del primo giro/giorno, ma ancora prodighi di sogni dopati e variazioni freak-soul in salsa sensosensuale. Chef e Barry (ap)plaudono (sul)lo sfondo.


Tomviolence – “Borderlinelovers” (Black Candy)

Back to indie rock. Che sia magnificente shoegaze, saturazione college o limpida versatilità Wilco, le ballate e i cavalli selvaggi non deludono mai. Emozioni.


Abe Vigoda – Reviver (Post Present Medium)

Paion senza capo né coda, vanno di fregole free-form, concetti di melodia alla Taking Tiger Mountain (By Strategy) e prendono cuore e polmoni. Wire/Swell Maps applaudono sullo sfondo.


Moon Wiring Club – Shoes Off And Chairs Away (Gecophonic Audio Systems)

Che dire: Lovecraft che se ne va di twilight zone e BBC Radiophonic Workshop: scorie d’informazione didattica post-prenucleare: groove d’altroquandodove. Uguali a loro stessi, disarmanti e superiori.


Astral Social Club – Octuplex (VHF Records)

Roba che da merda a qualsiasi Black Dice. Campbell continua a frantumare dendriti via heavy techno electronics (estasi colorate in odor di: Fourtet).                Ad aspera astra


The Pains Of Being Pure At Heart – S/T (Slumberland)

E di prendere calci in culo da Morrissey. Anche piacevole, se non rompesse così i maroni. Sviolinate sentimental-sonore in odor di indiebagnomaria e pop hype vario.


Belbury Poly – From An Ancient Star (Ghost Box)

Come la madeleine di un passato mai vissuto: 100% Ghost Box.


Akobi Seksu-Hush (One Little Indian)

Sdolcinatezze finto shoegaze a volumi limitati.