Verdena – WOW (Universal)

Non è il primo titolo che mi viene in mente.


Explosions In The Sky – Take Care Take Care Take Care (TRL)

Prog-post-mogwai che più stantio non si potrebbe.


Zona Mc – Caosmo (Trovarobato)

Magari alla prima ti fa anche cagare, a stargli dietro. Perché non ce la fai, misero umano. Poi arriva la contorsione sinaptica e lo metti a palla. Tipo i Meshuggah e l’hip hop, ecco.


And You Will Know Us By The Trail Of Dead – Tao Of The Dead (Superball/Century Media)

Meglio di So Divided ma peggio di dovermi svegliare il sabato mattina con tre ore di sonno in groppa, i postumi della sbronza e 8 ore di lavoro da affrontare.


Anna Calvi – S/T (Domino)

Ha il cognome di uno che hanno impiccato sotto un ponte della sua città, e il nuovo di PJ Harvey pare essere molto carino. Bad news.


Gonja Sufi – A Sufi And A Killer (Warp)

Anni ’10.


Liars – Sisterworld (Mute)

Non siamo ai livelli di Streghe e Tamburi, ma sicuramente meglio della precedente raccolta di scarti camuffata da “album di canzoni”.


Xiu Xiu – Dear God, I Hate Myself (Kill Rock Stars)

Siamo stati dalla loro parte, ma qualcuno avvisi Stewart che non avere un cazzo da dire, spesso, è una buona cosa. Sempre che tu non la metta su disco.


Picastro – Become Secret (Monotreme)

Liz Hysen reitera you will never grieve again, you will never love again e vorresti far sesso col verbo reiterare.


Valgeir Sigursson – Draumalandið (Bedroom Community)

Documentario ambientalista musicato come se Dio fosse islandese.


Blood Red Shoes – Fire Like This (V2)

Il monicker sembra un misto fra indiepop-cassa e power metal. Anche la musica.


Spaghetti Anywhere – s/t (Toy Soldier Records)

Tra i pochi flatsharing riusciti, il C86 adulto illumìna i pesciolini con pugni fra ubriachi e rifiuti sentimentali nell’età di passaggio: le ciliegie di Sarah.


Paolo Saporiti – Alone (Universal)

Ubi major… riscattato l’avviamento da Canebagnato, il mister si fa produrre da Teardo con pronuncia e luce dalle fessure. Gelo invita a continuare in italiano


Balmorhea – Constellations (Western Vinyl)

Titolo perfetto per band quasi perfetta nell’esplicare il concetto di stare bene attraverso una strumentalità che rivaluta il termine intimismo.


Yeasayer – Odd Blood (Secretly Canadian)

Coralità, bagliori, electro-synt-pop chiangiante ma anche no: detto che l’esordio non era poi questa meraviglia, qui siamo proprio alla rottura di maroni.


Rudi Simmons – Palpitations (How Is Annie Rec.)

Un tipo di Oslo con la fissa per Linkous. Bella fissa.


1099-Any Day Now (How Is Annie Rec)

Nel 1099 no, ma nel 1999 sarebbe stato un Ep da consigliare a chi aveva buon gusto. Noi che ne abbiamo ancora possiamo farci 4 pezzi molto EITS.


A Singer Of Songs – Old Happiness (Hi54lofi)

Se Oberst anni fa avesse scelto un look minimale griffato Damien Jurado ci saremmo smanettati con destra e sinistra. Lo facciamo ora con Lieven Scheerlinck.


The Magnetic Fields – Realism (Nonesuch)

Stephin Merritt.


Holly Miranda – The Magician’s Private Library (XL)

E’ amica di Scott Matthew. Quindi anche amica nostra.


Four Tet – There Is Love In You (Domino)

Questo disco costa quanto due long drink messi insieme, ma riesce a essere mille volte più ubriacante. E non causa disfunzione erettile. Effetti collaterali?  Lui è un figo. Voi no.


Hot Chip – One Life Stand (Parlophone)

Un uomo non avrebbe i due terzi dei problemi che ha se non continuasse ad ascoltare dischi come One Life Stand. E non solo per il pop sintetico del cazzo.


Eluvium – Similes (Temporay Residence)

L’ambientneoclassico di Cooper sfiora il melenso edulcorato amato oggigiorno.Non fa il ciocco,ma occorre tenere d’occhio il ragazzo per evitare futuri rischi.


Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra – Kollaps Tradixionales (Constellation)

Alleluia, la musica è risorta. Il miglior disco dei SMZ senza il Tra-La-La Band nella ragione sociale. My Efrim My King.Waltz For Sophie.


Matt Elliott-Songs (Icì D’Ailleurs)

Cofanetto del decennio attuale/venturo.


Lindstrom + Christabelle – Real Life Is No Cool (Smalltown Supersound)

Psico-disco-soul sintetica. Con patatine.


Richard Skelton – Landings (Type)

Naturalismo scopabile anche da chi odia il riverbero acustico più introspettivo. Disco dell’anno a prescindere.


Langhorne Slim – Be Set Free (Kemado)

Qualcuno parlerà di maturazione definitiva per autoralità classic rock. Qui pare un doppio passo indietro anche mezzo previsto.


Massive Attack – Heligoland (Virgin)

Gli UNKLE almeno, nella loro bruttezza, non avevano una reputazione da difendere..


Sunburned Hand Of The Man – A (Ecstatic Peace)

Secondo giro con Fourtet, forse ancora meglio del primo giro -wank-pop luccicoso smontato e rimontato come un Lego.


The Crazy Crazy World Of Rubik – Are you crazy or crazy crazy? (Locomotiv Records)

Il locale bolognese partorisce un ensemble che avrebbe furoreggiato negli anni di Pazienza: registri di classe travolti da lingua esuberante e frustrazione.


Nolan – Secondi fini per fare le ore piccole (Totally Unnecessary Records)

Il “cognato” di Simon Le Bon si è fatto un ometto, compone per il teatro e sprigiona liriche tra Ciampi e Giurato. Sposerò Gipo Gurrado, tenetevi pure Edda.


Vinegar Socks – s/t (Grinding Tapes)

Il grand tour di Beirut e il vascello architettato dai Decemberists hanno fatto proseliti pure fra i classicisti del Mandrione. Gran disco, Zeppo asso yiddish.


Simplemen Think – Rapid act in modern trash (Upupa)

Due chitarre senza basso, padovani, incazzati? Non i Redwormsfarm, ma i loro figliocci a copia carbone. Compaiono Cane e Serpente, produce Giorgio (TIOGS).




Nastro – s/t (To Lose La Track)

Giovanotti Mondani Meccanici in botta Lodola / Mein Kraftwerk, sulla mezzeria tra afro-futurismo e rischio Krisma: legioni di mutanti combattono sui surf.


The Album Leaf – A Chorus Of Storytellers (Sub Pop)

Non è lo Spine And Sensory degli Album Leaf, ma Jimmy LaValle in Islanda si comporta come Vukcevic negli ultimi secondi di un (fu) derby. Vince.


HiM -ん (HipHipHip)

Diciamo che stiamo dalla parte di Doug Scharin anche quando pare fottersi il cervello con orientalismi afropostlevantiani.


Retribution Gospel Choir – 2 (Sup Pop)

Sarà togoso come il primo e anche di più, ma Alan Sparhawk lo preferirei impegnato in un concerto dove fa tutto I Could Live In Hope.


Broadcast & The Focus Group – Investigate Witch Cults Of The Radio Age (Warp)

I Broadcast sono una roba spesso citata e sempre sottovalutata. Evviva i Broadcast.


Eels – End Times (Vagrant)

Mr E è qui per ricordarci che una vita di merda può capitare a tutti, ma costruirci sopra una carriera di belle canzoni è una cosa che riesce solo ai migliori. Lui E’ i migliori.


Nirvana – Live at Reading (Geffen)

La solista speculaz… naaaaah. Disco dell’anno. 1992, per la precisione.


The Soft Pack – The Soft Pack (Kemado Records)

I Feelies erano gli R.E.M. nerd. Gli Strokes? I Feelies fighetti.
I Soft Pack stanno un po’ da una parte e un po’ dall’altra. Come l’UDC. Ma meglio


The Flaming Lips – Embryonic (Warner)

Belli, doppi, e pelosoni


ROCKSTARZ!

Well, non proprio così, ma ci hanno linkato su Wired. Canovaccio: recensioni di dischi à la Twitter. Twitter è un SN che ci ha fottuto l’idea.


Blakroc – Blakroc (V2)

I Black Keys che concepiscono un (merdoso) disco di rap/rock come se non l’avesse mai fatto nessuno. Aridatece i Brutopop.


The Flaming Lips – The Dark Side Of The Moon (Warner Bros)

Suona tipo come se i Flaming Lips risuonassero Dark Side Of The Moon con lo zio Henry a fare da guest.


Zoot Woman – Things Are What They Use To Be (Citizen)

Il brividino chiaroscurale di Price c’è sempre e non si dimentica, ma a questo giro i pezzi memorabili sono due-tre massimo, non di più.


Fuck Buttons – Tarot Sport (ATP)

Solite melodie goa-trance aggiornate alla moda indie-NY del rumorismo ballabile. Parte 2.


Micah P. Hinson – All Dressed Up And Smelling Of Strangers (Full Time Hobby)

Sedici cover per passare il tempo. Si può passare l’esistenza in modo (molto) peggiore.